Analyzing problematic and controversial architectural topics, the professional activity of Jacopo Sansovino in Venice, the works of Simone Mosca in Arezzo and Orvieto, the Borromini of the early convent of San Carlo alle Quattro Fontane or of the late, enigmatic monuments of St. John Lateran, the use of colorings as means of understanding - or misunderstanding - of monuments such as the San Giorgio Maggiore by Palladio, the facade of St. Peter's, the drum of the Santi Ambrogio e Carlo al Corso by Pietro da Cortona, the book proposes methodological and critical tools alternative to those currently in use, able to give an account of singularity that an excess of contextualization tends to flatten, but also intended to reopen a dialogue that fragmentation - now the state of nature of the research - has stopped. But to activate rhese connections, we have to go through the intentio operis, accordina the old definition of hermeneutics; a passage that, if circumvented, could not help us to understand also our own place.

Analizzando episodi problematici e controversi, dall’attività a Venezia di Iacopo Sansovino come proto alle opere di Simone Mosca ad Arezzo e Orvieto, dal Borromini giovane dello scarno convento di San Carlo alle Quattro fontane a quello tardo degli enigmatici monumenti di San Giovanni in Laterano, all’uso delle coloriture come mezzo di comprensione – o di fraintendimento – di monumenti quali il San Giorgio Maggiore di Palladio, la facciata di San Pietro di Maderno, il tamburo dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso di Pietro da Cortona, il libro propone linee di metodo e strumenti critici alternativi a quelli oggi maggiormente in uso, capaci di rendere ragione di singolarità che un uso eccessivo della contestualizzazione tende ad appiattire, ma anche intesi a ristabilire possibilità di dialogo che una frammentazione divenuta lo stato di natura della ricerca fa mancare. Ma perché tali connessioni possano funzionare, devono compiere un passaggio attraverso quella che secondo un’antica definizione ermeneutica è l’intentio operis; attraversamento che, se eluso, rischia di non farci comprendere la nostra stessa collocazione.

Intentio operis. Studi di storia nell'architettura / ROCA DE AMICIS, Augusto. - STAMPA. - (2015), pp. 7-110.

Intentio operis. Studi di storia nell'architettura

ROCA DE AMICIS, Augusto
2015

Abstract

Analyzing problematic and controversial architectural topics, the professional activity of Jacopo Sansovino in Venice, the works of Simone Mosca in Arezzo and Orvieto, the Borromini of the early convent of San Carlo alle Quattro Fontane or of the late, enigmatic monuments of St. John Lateran, the use of colorings as means of understanding - or misunderstanding - of monuments such as the San Giorgio Maggiore by Palladio, the facade of St. Peter's, the drum of the Santi Ambrogio e Carlo al Corso by Pietro da Cortona, the book proposes methodological and critical tools alternative to those currently in use, able to give an account of singularity that an excess of contextualization tends to flatten, but also intended to reopen a dialogue that fragmentation - now the state of nature of the research - has stopped. But to activate rhese connections, we have to go through the intentio operis, accordina the old definition of hermeneutics; a passage that, if circumvented, could not help us to understand also our own place.
2015
9788898229536
Analizzando episodi problematici e controversi, dall’attività a Venezia di Iacopo Sansovino come proto alle opere di Simone Mosca ad Arezzo e Orvieto, dal Borromini giovane dello scarno convento di San Carlo alle Quattro fontane a quello tardo degli enigmatici monumenti di San Giovanni in Laterano, all’uso delle coloriture come mezzo di comprensione – o di fraintendimento – di monumenti quali il San Giorgio Maggiore di Palladio, la facciata di San Pietro di Maderno, il tamburo dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso di Pietro da Cortona, il libro propone linee di metodo e strumenti critici alternativi a quelli oggi maggiormente in uso, capaci di rendere ragione di singolarità che un uso eccessivo della contestualizzazione tende ad appiattire, ma anche intesi a ristabilire possibilità di dialogo che una frammentazione divenuta lo stato di natura della ricerca fa mancare. Ma perché tali connessioni possano funzionare, devono compiere un passaggio attraverso quella che secondo un’antica definizione ermeneutica è l’intentio operis; attraversamento che, se eluso, rischia di non farci comprendere la nostra stessa collocazione.
Metodo; ermeneutica; architettura; storia
03 Monografia::03a Saggio, Trattato Scientifico
Intentio operis. Studi di storia nell'architettura / ROCA DE AMICIS, Augusto. - STAMPA. - (2015), pp. 7-110.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/794169
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